Proprio le batterie rappresentano un tema molto dibattuto quando si parla di auto elettriche, soprattutto sotto il profilo del loro smaltimento a fine vita. In realtà, si prospetta sempre più una soluzione alternativa: quelle con una capacità residua del 75-80% possono essere ancora
impiegate come sistemi di accumulo. Le second life battery, in particolare, tornano utili a supporto di impianti fotovoltaici, in ambito domestico o in più ampi parchi solari. Il gruppo Enel, per esempio, ha già avviato da tempo il progetto
Second Life di Endesa, che prevede l’utilizzo di 48 batterie usate di origine Nissan (e altre 30, nuove, per una comparazione) nella centrale di Melilla, garantendo per 15 minuti una fornitura elettrica d’emergenza alla cittadina spagnola in caso di disconnessione del sito dalla rete. Inoltre, le second life battery saranno fondamentali per i sistemi di ricarica bidirezionale (vehicle-to-grid), grazie ai quali le vetture in sosta potranno
restituire parte dell’energia alla rete di ricarica durante i picchi di domanda, garantendo un ritorno economico per l’automobilista. Al di fuori delle ipotesi di riutilizzo della batteria, è comunque possibile effettuarne lo
smaltimento. Le tecnologie attuali di riciclo consentono il recupero della quasi totalità dei materiali in esse contenuti, tanto che, in futuro, si ridurrà drasticamente l’utilizzo di materiali vergini per la produzione di accumulatori.